Cad: a Cava de’ Tirreni, in Campania, la tradizione incontra l’innovazione attraverso il digitale: il Centro per l’Artigianato Digitale. Siamo andati in questo luogo unico per potervi raccontare l’aria di rivoluzione che si respira lì
In Campania, a Cava de’ Tirreni, Salerno, c’è un luogo che sta cambiando le regole dell’artigianato. Si tratta del CAD, il Centro per l’Artigianato Digitale dove, dal 2018, un gruppo di pionieri ha deciso di mettere il proprio know how al servizio della comunità.
Stiamo parlando della Medaarch, una società di consulenza sui processi innovativi per la manifattura ed il Made in Italy, guidata da Amleto Picerno Ceraso, che ha ideato il CAD e lo gestisce, insieme ad un team di esperti, con entusiasmo e professionalità. Siamo andati a trovarli con una guida speciale, il consigliere comunale Eugenio Canora.
Appena arrivati, ci accomodiamo su delle sedie in plastica realizzate interamente da alcuni creativi del Centro. Attorno a noi, tanti slot con all’interno le famose botteghe.
Cad: la genesi di un’idea
Eugenio, raccontaci com’è nata l’idea del CAD a Cava de’ Tirreni
“L’idea del Centro nasce in città durante l’Amministrazione Galdi, con un agglomeratore di FabLab. Per FabLab si intende piccoli laboratori di fabbricazione digitale. Poi, con l’attuale Amministrazione, guidata da Servalli, occorreva realizzare questa idea, anche se non si sapeva bene cosa fosse”.
“Come consigliere mi sono studiato la normativa, ho sentito alcuni FabLab in altre Regioni ed ho cercato di capire di che cosa si trattasse. Quello che mi affascinava più di tutto non era il concetto di fabbricazione digitale, ma il concetto di incubatore di imprese, ovvero; un luogo fisico, ma non necessariamente, dove le aziende possono accelerare il processo di crescita innovativa”.
“Questo concetto mi piaceva di più rispetto al FabLab perché i FabLab sono rivolti a imprenditori che già hanno la capacità di fabbricare digitalmente, mentre l’acceleratore ha il compito di metterti nella condizione di imparare. Dunque, il progetto iniziale, che prevedeva la presenza di FabLab in questi slot che vedi, è stato modificato per incorrere l’innovazione in un Centro per l’Artigianato Digitale, dove l’artigiano non entra già come FabLab, ma come artigiano tradizionale per poi trasformarsi in artigiano digitale”.
Una bella sfida che avete colto con grande impegno
“Adesso questo concetto sta prendendo piede a livello mondiale, ma Amleto Picerno è stato pioniere, presentando un bellissimo progetto che gli ha permesso di vincere la gara di concessione che il Comune aveva lanciato. Come sarà Cava tra 30 anni? Dobbiamo continuare ad essere competitivi per arrivare e restare sempre primi. Il CAD è un orgoglio per Cava”, conclude Canora.
Ci raggiunge il founder della Medaarch, Amleto Picerno Ceraso, che ci fa entrare in una delle botteghe. Anche qui, ci accomodiamo su delle sedute fatte sempre dagli artisti del Centro.
Amleto, quando è nato il Centro per l’Artigianato Digitale?
“È nato nel 2018 ed è il primo incubatore italiano che rilancia l’artigianato attraverso il digitale e che ha un programma di incubazione e accelerazione per creativi, artisti, artigiani, aziende, Startup, che ruotano intorno al Made in Italy. Tutto quello che ruota intorno al Made in Italy, che è un brand a tutti gli effetti e che non deve essere neanche pubblicizzato, grazie alle nuove tecnologie, ha la possibilità di internazionalizzarsi ancora di più”.
Cambiamento in atto
“Stiamo vivendo un cambiamento molto forte in atto, una rivoluzione. Come è cambiata la comunicazione con il digitale, così anche la manifattura sta cambiando grazie al digitale. Chi opera nel Made in Italy ha delle opportunità enormi grazie a questo strumento”.
Il programma di incubazione e accelerazione
“Dal 2018 ospitiamo, su cicli annuali e semestrali, aziende, artigiani, artisti che si fanno un periodo di incubazione e accelerazione, ovvero, vengono al CAD ed hanno la possibilità di usare una bottega, uno spazio come quello in cui siamo adesso, e di allestire la propria attività, di vendere i propri prodotti e di utilizzare i laboratori che sono presenti nell’altra ala del Centro, dove ci sono delle tecnologie molto interessanti, ad esempio, le stampanti 3D. Qui abbiamo una delle stampanti 3D più grandi sul mercato, una tre metri con cui realizziamo gli arredi che hai visto fuori, stampiamo ceramica, oro, diversi materiali, bracci robotici, realtà aumentata, realtà virtuale, laser”.
Cad: quando l’innovazione incontra la tradizione
“Gli artigiani vengono qui ed utilizzano queste nuove tecnologie, dopo un’adeguata formazione, per immettere il digitale nel processo produttivo. Dove e come lo inseriscono è a discrezione dell’artigiano in quanto la vena artistica deve essere lasciata libera di esprimersi al meglio, loro recepiscono queste possibilità che mettono all’interno del loro ventaglio di strumenti, non alterano la qualità del prodotto finito. Fare un oggetto in serie con la stampante 3D non ha molto senso perché i costi sono elevati, ma offrire un grande grado di personalizzazione dello stesso oggetto è impagabile rispetto ai costi che hai su una produzione standardizzata.
Le tradizioni sono la nostra storia e devono permanere nel tempo
“Il digitale, per chi lo vive da dentro come gli artigiani che ci sono qui, è visto come uno strumento che gli dà la possibilità di tramandare le tradizioni di lavorazione artigianale dei territori, invece che di soppiantarle, cioè lo strumento digitale grazie alla sua possibilità di allungare la vita di quell’attività dà la possibilità a delle tradizioni, costruite nei secoli, di permanere nel tempo. Queste tradizioni, se non portate alla contemporaneità commerciale, comunicativa, produttiva di design, rischiavano di morire. Dunque, il digitale prolunga la vita delle attività, ma anche delle tradizioni”.
Il digitale fa paura, alcuni lo vedono come un mostro
“È una risorsa più che un mostro il digitale. Gli artigiani che lo vedono ancora così è perché non hanno conosciuto lo strumento dall’interno. Quando i nostri ceramisti vengono a stampare con la stampante 3D per l’argilla ci dicono “caspita, ma è un processo totalmente artigianale, noi pensavamo di acquistare una stampante 3D e di lasciare tutto alla stampante.”. Quindi si ribalta la visione, fortunatamente, almeno ci sta la componente umana strategica all’interno del processo che però è concentrata su cose più importanti come il pensiero, la creatività, il design e lascia alla macchina compiti usuranti, pericolosi per la salute e per l’ambiente”.
Qual è stata la risposta degli artigiani al Centro per l’Artigianato Digitale?
“Abbiamo lanciato il Cad a dicembre 2018. Dopo un anno e due mesi di attività c’è stato il periodo pandemico. Nonostante questo, sono state incubate 36 attività, abbiamo fatto più di 4mila ore di formazione e abbiamo mosso, come effetto collaterale, più di 15 assunzioni; tra noi e le aziende che sono state qui, e questo è l’impatto più forte”.
“Ogni giorno riceviamo richieste di aziende che hanno bisogno di modellatori 3D o di persone che conoscono questa tecnologia e non riusciamo a rispondere perché c’è un gap da colmare, che in realtà stiamo cercando di colmare”.
“Ci stiamo preparando alla prossima rivoluzione”
“Next education dovrebbe essere la prossima rivoluzione dopo il digitale e noi stiamo cercando di preparare le persone che vengono qui per essere pronte alla richiesta del mondo del lavoro. Perché non riusciamo a rispondere? Perché non ci sono persone preparate, ma non preparate dal punto di vista scientifico, cioè non persone che non conoscono la stampa 3D, ma persone che attraverso la stampa 3D pensino e ripensino alla realtà dell’azienda”.
La sfida di Ursula von der Leyen
“Abbiamo lanciato la prima scuola in Italia che ha un profilo che si chiama “Tecnico espetto in fabbricazione digitale” e risponde alla sfida lanciata dalla presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen, che è il New European Bauhaus, sulla verticale della sostenibilità e dell’innovazione. Siamo un Ente di Formazione riconosciuto dalla Regione Campania e questa è la prima risposta italiana in termini formativi a questa sfida”.
Cad: La scuola
“È iniziata il 24 gennaio 2022 con 18 partecipanti. Una parte del corso si svolge da remoto, un’altra in presenza per poter conoscere e sperimentare le macchine. All’interno della scuola ci sono degli Atelier; perché c’è una parte di formazione, una di pensiero e poi ci sono degli Atelier verticali sui materiali Ceramica; Legno, Bio polimeri, Bio tessuti e Macchine e Processi. In questi Atelier vi è la co-presenza di due figure, un esperto artigiano ed un esperto di disegno computazionale, di codici, e questi due tengono la classe su due sponde a prima vista diametralmente opposte, ma poi si sintetizzano anche in tutti i prodotti, dando un approccio nuovo”, conclude Picerno Ceraso.