Sulle Madonie la comunità torna al centro dell’idea turistica con “The heart of Sicily”.
Uno dei motivi ricorrenti quando ci si confronta sull’esperienza di viaggio in Sicilia è l’ospitalità della gente del posto. La relazione, anche se fugace, è parte dell’esperienza ed è sempre in qualche modo ricercata dalla comunità che accoglie.
Accade però che nella zona più lontana dalle coste, quella trascurata dai circuiti del turismo di massa, la relazione diventi fulcro di una proposta tanto autentica quanto innovativa.
The heart of Sicily, il diritto alla comunità
Avete mai munto una pecora? E trecento al giorno? Il pastore Filippo Privitera nei pressi di Valledolmo lo fa ogni giorno a mano con le sue pecore belicine. Potrete chiedere a lui.
Forse basterebbe questo per dare un’idea di cosa sia The heart of Sicily, progetto di turismo relazionale nelle Madonie, che rende fruibile il patrimonio materiale e immateriale di quel tratto montuoso che “guarda al mare di Cefalù e si estende verso l’entroterra”.
L’idea nasce da un gruppo di amici, dalla loro intuizione di un turismo ancorato alla realtà, che asseconda i progetti di lavoro e di vita, anziché dirigerli.
Presentato all’Expo 2020 di Dubai nel corso del Forum “People-Planet-Prosperity” come proposta innovativa del Gal Madonie che ha rappresentato il Meridione d’Italia, oggi è finalmente un progetto reale e concreto.
Centro di tutto è la comunità che si vede riconosciuto il diritto di essere protagonista del processo turistico, restituendosi a sua volta. Come? Si passa “il timone ai protagonisti dei luoghi e alle loro storie di vita e di lavoro”.
Il progetto coinvolge, infatti, 12 borghi, 6 host e 20 partner tra agricoltori, mugnai, artigiani, pastori e custodi del territorio.
I borghi attraversati sono tra i meno conosciuti sebbene alcuni rientrino tra i “borghi più belli d’Italia”: Petralia Soprana, Petralia Sottana, Polizzi Generosa, Alia, Caltavuturo, Sclafani Bagni, Geraci Siculo, Gangi, Castellana Sicula, Valledolmo, Isnello e Scillato.

Per troppo tempo, il turismo di massa ha cercato di offrire un’esperienza uniforme e slegata dal vissuto della comunità ospitante – sostiene Davide Puca, responsabile marketing del progetto. Questo ha talvolta peggiorato le condizioni di vita delle comunità residenti. Per noi di The Heart of Sicily, un’esperienza turistica sostenibile e responsabile passa, necessariamente, dalla relazione che s’instaura tra le persone che vivono e viaggiano.
Gli incontri e i percorsi di The heart of Sicily
I percorsi ruotano intorno a incontri autentici grazie ai quali l’esperienza immersiva diventa realtà.
A Polizzi Generosa il ceramista Giovanni D’Angelo, vi accoglierà nel suo laboratorio dove potrete metter mano alla creazione realizzando un vaso al tornio o decorando una mattonella.
A Petralia Sottana, invece, Giulia Valenza, che gli host definiscono come una vera attivista della lana, porta avanti, nella merceria di famiglia, una piccola scuola in cui tramanda competenze e tecniche della maglia e dell’uncinetto per evitarne la scomparsa.
E che dire del tempo che potrete trascorrere con Pietro Genduso che, con sua madre e suo fratello, ha trasformato una splendida casa di famiglia in una residenza per chi vuole viaggiare a contatto con la natura. Suo nonno, noto entomologo, salvò la preziosa specie indigena dell’ape nera sicula. Pietro ha ereditato da lui la passione per la tutela della specie e oggi oltre ad essere un arboricoltore d’alta quota è anche un agricoltore custode: nell’orto del suo agriturismo, coltiva i Presìdi Slow Food e in giardino ha raccolto più di quaranta varietà di frutti tradizionali siciliani in pericolo di estinzione.
Nessuna di queste esperienze, però, è fine a se stessa. L’autenticità del progetto sta nel fatto che ogni incontro è parte di un viaggio che punta a svelare il valore umano straordinario custodito nel cuore della Sicilia.
L’host è territorio, storia, percorso
Il progetto prende il nome da un fortunato libro, “The heart of Sicily” appunto, pubblicato nel 1993 da Anna Tasca Lanza, fondatrice della scuola di cucina omonima e il primo a comunicare, al grande pubblico internazionale, il valore della cucina siciliana dell’entroterra e delle sue filiere agricole.
Uno dei sei host è proprio Francesca, figlia di Anna Tasca Lanza.
Tra le colline di Valledolmo in un centro di ricerca sui sistemi alimentari, Fabrizia, tra una lezione di cucina, pranzi con vini di tenuta e una prima colazione picnic con ricotta e cagliata fresca, accompagna le persone alla scoperta dei luoghi gastronomici della Sicilia incontaminata.
Quante persone fanno una comunità?
Accanto a lei, un nutrito gruppo di persone con tanta voglia di liberare creatività e bellezza. Ognuna di loro è già una sorta di anticipo di cosa un territorio quasi sconosciuto sia in grado di offrire.
Nel piccolo borgo di Alia, due fratelli, Valentina e Giovanni Guccione custodiscono un’azienda agricola tramandata sin dal Settecento che oggi è una biofarm. Giovanni, agronomo e ricercatore, sperimenta una nuova coltivazione di grano evolutivo. Valentina si relaziona con gli ospiti tra cucina locale, laboratori agricoli, corsi di yoga e aree benessere.
A Polizzi Generosa, invece, Roberta Billitteri, imprenditrice agricola impegnata nella coltivazione e trasformazione dei Presìdi Slow Food, ha messo a punto un itinerario che si basa sull’incontro con i protagonisti locali che vivono e lavorano nell’agricoltura, nella gastronomia e nell’artigianato.

A Petralia Soprana quel che sembra un semplice B&B non lo è affatto. “Cas’Antica” è il luogo dove Giovanna Gebbia, ospita viaggiatori da ovunque e ama conoscere i propri ospiti chiacchierando durante i suoi laboratori di attività tessile che stimolano la creatività e il riutilizzo degli scampoli di casa. Come dopo un’esperienza nel campo della moda sia giunta a ristrutturare una casa a Petralia Soprana sarà di certo lei a raccontarlo.
Tra le montagne c’è Calogero Vallone, dopo aver perlustrato ogni angolo delle Madonie oggi, non è solo una guida escursionistica ma anche agricoltore, esperto di foraging, produttore di liquori e unguenti artigianali con fiori ed erbe spontanee che abbondano sui monti e sulle colline madonite. Immaginate cosa significhi camminare in montagna mentre ascoltate i suoi racconti.
E ancora produttori, cooperative, associazioni, fattorie polifunzionali, etc. Ognuno pronto a condividere storie, territorio e scoperta.
Il cuore della Sicilia è in relazione
Il risultato? Un gruppo di persone ha creato le basi di quella che potrebbe definirsi una comunità “diffusa”, per usare i termini cari al turismo moderno. Hanno deciso di fare rete, di ampliarla, di renderla il più autentica possibile semplicemente evitando di snaturarla.
Hanno ascoltato e attivato luoghi e persone, che hanno risposto alla richiesta di relazione. E la relazione non ha niente a che fare con le necessità consumistiche che hanno un inizio e una fine. La relazione va vissuta e tramandata, magari partendo proprio dal the heart of Sicily.