Lecce: dove Ablaye Seye è un volto molto noto e benvoluto . Lavora come cameriere nello storico Caffè Alvino, in Piazza Sant’Oronzo, cuore del centro barocco.
Ha la capacità di farsi apprezzare per i suoi modi gentili e socievoli, ma è anche un gran lavoratore. Ha trent’anni, ma la comunità senegalese e tutti i migranti vecchi e nuovi lo riconoscono come un veterano e un punto di riferimento per le informazioni sui documenti necessari.
È molto colto e con lui abbiamo curato una rubrica speciale su Sinapsimag: “Sono razzista, ma…”, basata sulle strane domande a sfondo razzista che si trovavano sulla piattaforma “Yahoo Answers”, ormai dismessa.
È vicepresidente dell’associazione “Teranga”; si accompagna spesso ad azioni di volontariato e solidarietà verso i meno fortunati…e ha contribuito a sventare una rapina nella farmacia di fianco al bar in cui lavora.
Ce n’è abbastanza per raccontare la sua storia.
Lecce: l’arrivo di Ablaye Seye
Il racconto del suo arrivo a Lecce, il giorno di Capodanno del 2009, è surreale e Ablaye lo ricorda bene: “Il padre del mio amico Omar, Seny Ane Der, mi aveva comprato un cellulare, una coperta e altre cose e mi aveva messo sul treno da Parma a Lecce, dove dovevo incontrare suo fratello Sydoune. Mi aveva anche detto di scendere solo quando il treno si sarebbe fermato del tutto, perché Lecce è proprio l’ultima stazione. Mi aveva visto scarico a Parma e mi aveva detto di andare dove avrei trovato luce”.
“Sono arrivato molto presto e non capivo se scendere, così un poliziotto mi ha detto che eravamo proprio arrivati, ma io avevo gli occhi chiusi per il sonno. Quando sono sceso, ho provato sconforto. Vedevo la luce fortissima del sole, e non ci ero più abituato dalla Francia a Milano e poi a Parma. Inoltre, vedevo solo neri in stazione. Mi è preso il dubbio di essere stato rispedito a Dakar. Ho tolto la scheda italiana dal cellulare e ho messo quella che usavo in Senegal. La rete era assente. Poi, finalmente, fuori dalla stazione ho cominciato a vedere molti bianchi e ho capito di essere arrivato a destinazione”.
“Ho capito che in stazione c’erano molti neri che andavano a fare gli ambulanti, ma siccome avevo fatto confusione con le schede del cellulare, non riuscivo a rintracciare Sydoune. Non sapendo cosa fare, ho dormito per tre giorni in stazione, finché un senegalese non mi ha notato. Mi ha detto di avermi visto senza far nulla e che non avevo dove dormire. Mi ha proposto di raggiungerlo a casa sua. Solo qualche giorno dopo abbiamo capito che lui era Sydoune e io il ragazzo che doveva arrivare e che nemmeno lui trovava”.
Da quel momento inizia la nuova, ennesima vita di Ablaye, ma facciamo un passo indietro per capire cosa lo ha portato fino a Lecce.
La vita senegalese di Ablaye Seye
Fino ai 18 anni, Ablaye è stato un ragazzo di Yeumbeul, un distretto di Dakar che lui descrive come tranquillo, ma che con gli anni è finito per essere la piazza dei traffici del vicino Thiaroye Gare, vera e propria banlieue.
Ablaye studia con passione e si impegna in politica, che diventa il suo pallino. Ha la stoffa per il problem solving e i discorsi di carattere sociale e filosofico: “Ho come maestro Talla Sylla e il suo portavoce Thierno Diakhate”. Quando, però, le cose per la sua parte politica cominciano ad andare male, Ablaye perde punti di riferimento e si sente sempre meno rappresentato. Soprattutto, però, “in una famiglia numerosa come la mia avevo necessità di essere più indipendente”.
I suoi genitori, Medoune e Marie, provano a farlo restare in tutti i modi, per esempio proponendogli in sposa la bella Coumba. Ma appena maggiorenne, Ablaye decide di andare via, anche se la storia d’amore con Coumba Deme è destinata a compiersi ugualmente.
Lecce, punto di arrivo del girotondo europeo di Ablaye Seye
Quattro mesi dopo il suo diciottesimo compleanno, nel 2008, Ablaye non ne può più e parte per la Francia. Non si sa per quale logica abbia scelto il mese di dicembre per partire e ci riflette su: “E che ne sapevo che faceva così freddo! In realtà partire non è un gioco e l’Europa non è quel posto carino in cui è facile vivere, anzi.”. A Parigi resiste solo una settimana, ma è una settimana maieutica: viene accolto, coccolato, istruito sulle cose fondamentali della vita occidentale da una coppia di amici di suo fratello, Nafi Sall, oggi scomparsa e il cui ricordo commuove ancora Ablaye, e il marito Galo.
La scelta di andare a Milano
Ablaye ha bisogno di rendersi ancora indipendente e sceglie così di trovare tre amici a Milano. Lì, senza ironia, perde completamente la nozione del tempo: “Ho vissuto solo tre giorni lì, ma era così buio e freddo che secondo il mio corpo era notte e credo di aver dormito per tutti e tre i giorni”. Ancora una volta esasperato dalle condizioni climatiche, chiama un altro amico di famiglia, Sany, che lo accoglie a braccia aperte a Parma.
Anche tra i ducali, però, la vita di Ablaye sembra scivolare nel torpore: “Cercavo di rendermi utile, ma continuavo a soffrire per il clima. Sany mi ha mandato a Lecce dal fratello Sydoune, che poi ho trovato per caso”.
Lo studio in cima alle priorità di Ablaye Seye
Dopo un inizio rocambolesco e complesso, la vita leccese di Ablaye prosegue secondo la sua precisa scala di priorità. È un ragazzo determinato. Per un paio di anni frequenta la scuola serale e prova a fare l’ambulante. Guadagnerebbe di più la sera, ma lo studio è la prima cosa.
Proprio per il suo modo di porsi, incontra la benevolenza di molte persone, come per esempio dei volontari del centro “Migrantes” e la professoressa Pina Quarta. Proprio lei ne riconosce il potenziale e lo coinvolge subito nella vita sociale.
Il corso per personale di sala
Si mette di buona lena a fare tanti lavori: volantinaggio, assistenza agli anziani, nel weekend continua a vendere oggetti come ambulante. Intanto studia, s’informa di tutto ciò che ha a che fare con la documentazione necessaria ai migranti ed entra a far parte di Teranga, associazione presieduta dal connazionale Moustapha Diarra, e che significa “impegniamoci insieme”.
Dopo aver conseguito il diploma e superato l’esame di lingua italiana, approda a un corso di formazione per personale di sala e bar a Campi Salentina (Lecce). Intanto ha un lavoro più sicuro come dipendente dello stabilimento balneare “Ultimaspiaggia” e lascia la non tanto gradita attività di ambulante per dedicarsi ai lavori di giardinaggio e pulizie varie.
Ha tanta voglia di fare: “Quando la scuola di formazione mi ha mandato a fare il tirocinio, sono capitato in un famoso hotel della città, ma lì era tutto gestito quasi meccanicamente, perciò ho chiesto di essere spostato altrove, perché lì avrei imparato poco. Sono stato fortunato a trovare l’Urban Cafè, dove sono stato trattato molto bene e ho imparato tantissimo”.
Il momento del Caffè Alvino
All’Urban, uno dei primi punti di riferimento della movida leccese, famoso in tutta la provincia per i suoi spritz, Ablaye comincia a partecipare anche come cameriere agli eventi privati. Qui viene notato dallo staff del Caffè Alvino, storico locale che era stato chiuso e poi acquistato dalla famiglia di pasticceri Catamo.
Dopo un po’ di corteggiamenti, utili anche a risolvere gli altri contratti attivi, Ablaye approda all’Alvino e da quel momento diventa uno dei volti più conosciuti della città. Sono passati solo due anni dal Capodanno del 2009.
La famiglia di Ablaye Seye a Lecce
Quello tra Ablaye Seye e Coumba Deme non è stato un matrimonio combinato, ma la proposta che il padre di Ablaye, Medoune, ha ricevuto dal suo migliore amico, di cui Ablaye porta il nome e che ha chiamato uno dei suoi figli proprio Medoune.
Prima per scherzo, poi piano piano per davvero, i due hanno deciso di provare a frequentarsi per rispetto delle loro famiglie. Abituati a vedersi quasi come fratello e sorella, la cosa più facile è stata garantirsi il rispetto reciproco. L’amore è venuto dalla tenerezza, dal tempo e dalla tenacia di entrambi, che sono due persone positivamente testarde.
Ablaye non ha voluto sposare Coumba prima di partire, a 18 anni, perché Coumba era di tre anni più giovane di lui. Così hanno aspettato i 20 anni e poi altri due anni prima ancora di avere la prima figlia, Nogaye. Dopo il ricongiungimento sono arrivate anche Astou Nicoletta e Mareme Soda.
Ablaye, un papà molto affettuoso
Che tipo di papà ritiene di essere Ablaye? “Sono un papà molto affettuoso, in grado di dare sempre il buon esempio e di essere una sicurezza per l’affetto di tutti. Non sempre mi è chiaro quello che devo fare, a volte quando le cose sono molto complicate vado in confusione, ma poi applico l’insegnamento del mio mentore politico: scomporre i problemi e risolverli uno per uno. Non va bene farsi travolgere né ignorare”.
Il futuro della famiglia Seye è a Lecce?
Tutti a Lecce hanno imparato ad amare Ablaye. Gli chiedo se questa resterà casa sua: ”Non lo so, se dipendesse solo da me resterei qui, ma ho provato a informarmi per stare da parenti e amici in Quebec, perché devo anche pensare al futuro di tre figlie e in Italia sembrano non arrivare mai fatti concreti per l’uguaglianza e le opportunità lavorative”.
Ablaye sorvola sui tanti episodi di razzismo e di cattiveria e violenza gratuita che ha subito. Lo fa perché la sua anima è invincibile, come recita la famosa poesia di William Ernest Henley che aveva dato speranza a Nelson “Madiba” Mandela nei lunghi anni della sua prigionia.
Suona retorico dire che anche una storia di integrazione e interazione così perfetta lasci questo genere di riflessioni?