Quello degli stop per la pandemia è stato il più lungo periodo di chiusura del Teatro Politeama Greco di Lecce. Non aveva abbassato il sipario nemmeno durante le guerre mondiali.
Realizzato da Donato Greco, con il supporto del fratello costruttore Oronzo Greco, come uno dei più grandi e capienti teatri del meridione, inaugurò con la rappresentazione dell’Aida il 15 novembre 1884 con il nome di Teatro Politeama “Principe di Napoli”.
Politeama Greco di Lecce, l’emozione della riapertura
L’8 ottobre 2021 è avvenuta la riapertura in grande stile, con la mostra “Frammenti di storia del Politeama Greco”, aperta fino al 16 dicembre. Il giorno dopo, al seguito di alcuni recuperi dalla scorsa stagione, prenderà il via il cartellone del 2022.
La mostra “Frammenti di storia del Politeama Greco”
Visitare la mostra con la speciale guida della direttrice artistica, Sonia Greco, avvocato e titolare della società che gestisce sia il teatro che il cinema multisala “Massimo” nel centro della città, è anche l’occasione giusta per ripercorrere una storia straordinaria.
“Più che direttrice mi piace definirmi una vera e propria custode del teatro della città”, esordisce Sonia Greco . “Da quando ho conseguito la laurea in Giurisprudenza nel 1991 – prosegue – ho cominciato a seguire le vicende di questo luogo, sempre un passo dietro mio padre Alberto, grande appassionato e mecenate, che mi ha insegnato tutto. A sua volta aveva appreso il mestiere da suo padre, Giuseppe, sotto la cui direzione, nel 1976, il politeama ha ottenuto anche la qualifica di Teatro di Tradizione, mettendo in scena i capisaldi della tradizione vernacolare salentina”.
La mostra è stata preparata con grande cura, con il sostegno di alcuni sponsor cittadini sensibili all’iniziativa culturale, e ha consentito un’imponente ricerca in collaborazione con l’Archivio Storico del Comune di Lecce, permettendo così di documentare l’avanzare dei lavori di costruzione dal 1882.
Sonia Greco riprende il suo racconto. “Anche il titolo della mostra – rivela – è un omaggio al titolo del libro ‘Frammenti di storia antica” pubblicato da mio nonno Giuseppe nel 1948. Raccoglieva i suoi scritti giornalistici. A lui, a mio padre Alberto e a mio zio Marcello sono dedicati la mostra e il catalogo, perché con la pandemia ancora in corso ho avuto modo di comprendere quanto delicato e importante sia questo mestiere”.
Tito Schipa, “l’usignolo di Lecce”
Toglie il fiato scorrere la sequenza di cimeli e di foto presenti alla mostra. Il Politeama Greco è legato indissolubilmente alla storia del celebre tenore Tito Schipa. Ne ha segnato l’esordio nel 1911, quando da corista fu scritturato come tenore nel ruolo principale del dottor Faust dopo il rocambolesco licenziamento in tronco del titolare, per esibirsi nel “Mefistofele” di Arrigo Boito.
“L’usignolo di Lecce” aveva allora 23 anni. Meno di un decennio dopo, tornò al Politeama Greco nelle vesti di direttore artistico, mettendo a punto importanti intuizioni tecniche come il golfo mistico realizzato sotto sue indicazioni nel 1926. Fece del palcoscenico leccese un imprescindibile crocevia di grandi artisti e direttori d’orchestra: Pietro Mascagni, Francesco Cilea, Riccardo Zandonai, per esempio.
Smentendo il proverbio che asserisce che non possano esistere profeti in patria, Schipa fu sempre benvoluto dai suoi concittadini, al punto da meritarsi un posto eccezionale anche nel cimitero monumentale della sua città, dopo una folgorante carriera internazionale e una vita passata negli Stati Uniti.
L’esordio di Bernardino De Muro
Dopo Tito Schipa, numerosi artisti hanno eseguito le loro recite al Politeama Greco. Solo alcuni nomi: Giovanni Manurita, Antonio Melandri, Francesco Merli, Benvenuto Franci, Tancredi Pasero, Giannina Arangi Lombardi, Toti Dal Monte, Lina Pagliughi, Licia Albanese, Iris Adami Corradetti.
La platea ha visto ancora un altro esordio eccellente, quello del tenore di origini sarde Bernardino De Muro, protagonista nel “Ruy Blas” di Filippo Marchetti nel 1912. La vita di De Muro è un affresco dell’artista geniale, vissuta tra eccessi e grazia e spentasi a Roma nel 1955.
Il Premio “Rodolfo Valentino” e le star di Hollywood
Tra locandine, dediche e bozzetti di scena, il centro del foyer è dominato da una statua degli iconici lineamenti di Rodolfo Valentino dal film “Lo Sceicco”. È una grande riproduzione in cartapesta della statuetta d’oro del premio ideato nel 1970 da Carlo Apollonio, che pensò di intitolare al magnetico attore di Castellaneta (Taranto) un premio che portasse in Puglia le star internazionali del cinema.
Dal 1973 al 1981 il premio è stato consegnato sulla scena del politeama Greco:. Lecce apriva a Hollywood, con l’arrivo di attrici, attori, registi del calibro di:
- Liz Taylor,
- Richard Burton,
- Sophia Loren,
- Anthony Quinn,
- Liza Minnelli,
- Charlotte Rampling,
- Marcello Mastroianni,
- Gloria Swanson,
- James Mason,
- Ingrid Bergman,
- Jeanne Moreau,
- Alain Delon.
Solo per citarne alcuni.
L’affetto degli uomini di teatro
Chiedo a Sonia Greco un aneddoto che la lega al suo teatro. “Ho fissi – ammette – nella memoria due episodi. Entrambi testimoniano l’affetto per il politeama di Lecce da parte degli uomini che lavorano nel teatro e l’ottimo lavoro che abbiamo fatto. Il primo è legato al violinista Uto Ughi, che venne a Lecce nel 1994, poco prima della chiusura temporanea per alcuni importanti lavori di adeguamento. Si raccomandò con grande premura con mio padre di non usare troppo velluto per le poltrone, perché avrebbero peggiorato l’acustica di uno dei migliori teatri in cui aveva suonato. E i miei genitori così fecero”.
E sotto la sua gestione diretta? “Nel 2013 venne Giorgio Albertazzi, mi si avvicinò commosso e poi, con un grande sorriso, che mi è rimasto nel cuore, mi disse: ‘ Sono venuto molto spesso qui, ma mi emoziono sempre come la prima volta. Quello per me è stato un regalo enorme”.
Sonia Greco accoglie nuovamente la città nel suo teatro e lancia un appello: “Venite a teatro, perché siamo scrupolosi nel mettere in pratica le misure di sicurezza. Si tende molto a semplificare il lavoro teatrale, ma è una macchina complessa che senza il suo pubblico non può niente”.