Avocado, lime, mango, banane, papaya, bacche di Goji. Non più preziosi frutti esotici da importare, ma autoproduzioni agricole sempre più integrate nell’economia pugliese.
A segnalare il fenomeno è la Coldiretti Puglia, nel corso degli Stati generali dei florovivaisti appena conclusi a Giarre (Catania).
La produzione tropicale Made in Puglia esplosa in tre anni
Da zero a 600 gli ettari di terreno destinati a colture tropicali che le aziende agricole e di trasformazione hanno acquistato e riconvertito o valorizzato negli ultimi tre anni.
Lo ha detto il presidente di Coldiretti Puglia, Savino Muraglia, nel corso della preparazione di una macedonia con frutti tropicali esclusivamente Made in Puglia, in presenza ministro Stefano Patuanelli e del presidente nazionale di Coldiretti, Ettore Prandini.
Il cambiamento climatico non offre solo eventi catastrofici per i quali bisogna mettere in campo le migliori risorse, ma presenta anche scenari che mettono alla prova la resilienza delle aziende. “I superfrutti esotici sono passati da poche decine ad oltre 500 ettari con un incremento esponenziale negli ultimi anni. Il fenomeno della frutta esotica in Puglia, spinto anche dall’impegno di tanti giovani agricoltori, è un esempio della capacità di innovazione delle imprese agricole pugliesi nel settore ortofrutticolo che troppo spesso viene però ostacolata da un ritardo organizzativo, infrastrutturale e diplomatico”, ha detto Savino Muraglia.
Sua maestà l’avocado, coltivato nel Tarantino e nel Salento
Nel Salento si calcolano oltre 100 mila piante di avocado, il superfood le cui origini sembrano risalire al Messico, mentre nella sola Castellaneta (Taranto) le piante di avocado superano le 32 mila e affiancano la prestigiosa produzione locale di clementine, la varietà di mandarini più piccola, dolce e senza semi che ha conquistato il mercato.
L’importanza del superfrutto messicano è nota a tutti, a partire dai prezzi che vediamo nei supermercati.
Sono molto importanti le proprietà dell’avocado:
- l’importante apporto calorico da grassi monoinsaturi “buoni” (MUFA),
- la ricca presenza di antiossidanti, fibre e anticancerogeni.
- l’apporto di minerali, magnesio, calcio e ferro.
- la presenza di vitamine principali: vitamina A, vitamina C, vitamina E,
- la capacità di ridurre i livelli di colesterolemia, combattere il colesterolo cattivo (LDL) e stimolare il colesterolo buono (HDL),.
- la capacità di ridurre il rischio di sindrome metabolica, dovuta alla contestuale presenza di iperglicemia, dislipidemie e ipertensione,
- proprietà antinfiammatorie.
Puglia: tutte le produzioni di frutti tropicali
Oltre al già citato e strategico avocado, la Puglia si sta specializzando nella coltivazione di altri frutti tropicali di grande importanza per il mercato:
- lime,
- mango,
- banane,
- papaya,
- bacche di Goji,
- bacche di aronia,
- frutto della passione
- anona,
- feijoa
- casimiroa,
- zapote nero
- litchi.
Il consumo di frutti tropicali Made in Italy
L’analisi della Coldiretti presente agli Stati generali dei florovivaisti ha evidenziato il già importante livello di consumo di produzioni tropicali prodotte in Italia, stimato intorno alle 900 mila tonnellate all’anno.
Ma c’è di più: secondo un sondaggio Coldiretti-Ixè, il 61% degli italiani acquisterebbero frutti tropicali prodotti sul territorio nazionale, se li avessero a disposizione, al posto di quelli importati. Il 71% dei cittadini sarebbe anche disposto a pagare di più per avere la sicurezza dell’origine locale e della freschezza dei frutti.
Perché è sostenibile coltivare frutti tropicali in Puglia
Il 2021 che si appresta a concludersi è il sesto anno consecutivo più caldo nella storia delle registrazioni climatologiche. Dal 1800 a oggi, la temperatura globale è aumentata costantemente, con una forte accelerazione negli ultimi anni, fino ad arrivare al +0,69° (elaborazioni Isac-Cnr).
Il cambiamento climatico che ne è conseguito, ha reso molto più semplice portare a frutto terreni che prima non avrebbero potuto esserlo per condizioni legate all’umidità. I frutti tropicali richiedono venti più caldi, temperature costantemente sopra i 5°, relativamente poca acqua e l’importante pacciamatura per proteggere rami e fogliame.
L’impegno dei giovani agricoltori pugliesi e le prospettive di crescita occupazionale
Le riflessioni di Coldiretti Puglia si concludono con un encomio ai giovani imprenditori che hanno aperto a queste nuove possibilità di coltivazione. Uomini, ma anche e soprattutto “donne in agricoltura che hanno scelto questo tipo di coltivazione, spesso recuperando e rivitalizzando terreni abbandonati proprio a causa dei mutamenti climatici e in precedenza destinati alla produzione di arance e limoni”.
Sulle prospettive di lavoro ci sono stime molto positive, secondo la Coldiretti: ”Il settore agroalimentare pugliese può offrire 100 mila posti di lavoro green entro i prossimi 10 anni, sostenendo la rivoluzione verde, la transizione ecologica e l’innovazione sostenibile”.