Un’analisi della vendemmia 2021 in Campania offre la possibilità di allargare il discorso della produzione delle varietà tipiche regionali, tra le più apprezzate in Italia e nel mondo, a delle più generali considerazioni che descrivono i trend di consumo. Questi standard sono fondamentali in una stagione segnata dalla ripresa della socialità, del turismo, degli scambi commerciali.
La vendemmia 2021 in Campania è accompagnata da un generale entusiasmo e da una nuova energia per il settore, confermata dalle associazioni del ramo e dalle parole dei produttori locali. Pur riscontrando una generale riduzione della produzione, mediamente inferiore del 10-15% rispetto alle stagioni precedenti, i produttori scommettono sulla qualità dei nuovi vini che posseggono tutte le caratteristiche in grado di soddisfare anche i palati più esperti.
Le prospettive sono più che buone, dunque, per i vini che attendono di essere provati la prossima primavera. Come sempre, una parte sarà destinata ad un consumo immediato, l’altra seguirà degli invecchiamenti specifici.
Vendemmia 2021 in Campania: il fattore climatico
Sulla diminuzione delle quantità di uva disponibili per la raccolta stagionale ha influito senz’altro il clima, da valutare su base annuale, a partire dalla germinazione delle viti in primavera. Se le temperature alte e la conseguente siccità dell’estate non hanno impensierito i produttori, tutte le aree regionali caratterizzate dalla presenza di vitigni storici dove si coltivano ceppi centenari hanno risentito delle gelate improvvise del mese di aprile. I danni alle piantagioni hanno fatto ripartire il ciclo della pianta in ritardo facendo slittare, in alcuni casi, i tempi di raccolta. Soluzione resa possibile da una provvidenziale finestra di clima tiepido del mese di ottobre.
Irpinia: l’Aglianico, il Fiano
“Le gelate di aprile hanno determinato un rallentamento del ciclo vegetativo e riproduttivo delle piante. La conseguenza principale è sulla componente aromatica delle uve, molte delle quali al momento della raccolta presentavano bucce molto spesse”. Questo il resoconto di Adolfo Scuotto, direttore marketing dell’azienda vinicola di famiglia a Lapio, nel distretto storico dell’Irpinia, tra Avellino e Benevento, terra di vino Aglianico di Taurasi, di origine antichissima, e Fiano, anch’esso di grande tradizione.
Buona acidità, buon contenuto di zuccheri e maturazione fenolica perfetta, condizioni confermate anche sul versante di Montemarano, provincia di Avellino, da Giovanni Molettieri, che nella cantina di famiglia produce spumante da uve di Fiano, e una varietà di rossi e bianchi. A questo proposito, precisa: “La vendemmia è andata molto bene per i rossi, per quantità e qualità. Diversa la situazione per i bianchi che hanno risentito del caldo torrido estivo ma una corretta gestione del vigneto ha permesso di ottenere buoni risultati”.
L’entroterra e l’area del Vesuvio.
Il clima è stato favorevole alle coltivazioni dell’entroterra casertano, altra area di vitigni storici. piogge regolari, vento e poca umidità hanno consentito di praticare pochi trattamenti alle piante, un buon risultato per un’azienda biodinamica. “Le viti si sono adeguate alla siccità del periodo estivo ed hanno portato ad un prodotto sano ed abbondante”. Si prospetta una bella annata per il Primitivo e il Fiano della provincia di Caserta, secondo Roberto Zeno, produttore di vini e proprietario di una masseria a Sessa Aurunca, nel cuore della Campania Felix.
Le gelate non hanno interessato l’area vesuviana, che beneficia dell’influsso del mare. Lo stress idrico delle vigne, legato a una carenza d’acqua, ha generato un abbassamento del 15% delle rese. Tuttavia, secondo l’opinione dei produttori locali – nello specifico di Ciro Giordano, vitivinicoltore – ha determinato un più che positivo innalzamento dei requisiti fisico-chimici dei vini di quest’anno. Il riferimento è a varietà specifiche nate dalla geografia dei luoghi, dunque, Piedirosso e il celebre Lacryma Christi, bianco e rosso.
Le prospettive dei vini campani
Le buone considerazioni sulla più recente produzione di vino in Campania vanno lette all’interno di un più vasto quadro generale. Esso descrive un settore effervescente, che pare essersi messo definitivamente alle spalle le preoccupazioni delle stagioni precedenti. I timori della prima parte del 2020 rispetto al destino della produzione del 2019 (per la quale erano state ipotizzate misure straordinarie e piani emergenziali), sono stati spazzati via. Tutto questo grazie alla repentina ripresa dei consumi legata al ritorno alla socialità, al turismo, alla riapertura delle attività, già dall’estate dello scorso anno.
Il superamento della fase acuta della pandemia della seconda metà del 2021 ha segnato un risveglio dei consumatori. Essi sono infatti stati più propensi a concedersi quello svago negato per molti mesi, spesso accompagnato da un buon bicchiere.
Lo conferma Marco Ausiello, sommelier professionista AIS e ristoratore campano. Ausiello afferma che “L’ottima qualità dei vini delle ultime stagioni fa immaginare delle prospettive veramente interessanti per il prodotto campano. Questo si inserisce all’interno di un trend nazionale positivo che ha investito tutto settore enogastronomico. Già nel mese di novembre molti prodotti dei cataloghi delle aziende e cantine, anche quelle più piccole e sofisticate, erano già sold out. Per questo i ristoratori hanno dovuto concludere in tempo i loro ordini per assicurarsi vini e champagne per il mese di dicembre con le festività di Natale e di fine anno”.
La corsa ai vini e i numeri incredibili registrati dalle vendite degli ultimi mesi sono un altro indice del futuro limpido per i produttori locali. Nella nuova normalità, la Campania e i vini campani oggetto del consumo regionale, extraregionale e della richiesta estera, saranno sempre più protagonisti.